Hypatia 370-415

« Quando ti vedo mi prostro davanti a te e alle tue parole,
vedendo la casa astrale della Vergine,
infatti verso il cielo è rivolto ogni tuo atto
Ipazia sacra, bellezza delle parole,
astro incontaminato della sapiente cultura. »
(Pallada, Antologia Palatina IX, 400)

 Mitchell, Charles William 1854-1903
Hypatia 1885

Hypatia nacque nel 370 e visse ad Alessandria in Egitto.
Suo padre, il matematico e filosofo Theon aveva riposto in quell'unica figlia le sue speranze e la sua sapienza e l'aveva introdotta alla conoscenza della matematica e delle opere di Platone. Era il 400 circa. Hipatia divenne una stimata "maestra" ed ebbe fra i suoi allievi molte personalità di Alessandria.
Il suo prestigio cresceva sempre più.
Hypatia «era giunta a tanta cultura da superare di molto tutti i filosofi del suo tempo, a succedere nella scuola platonica riportata in vita da Plotino e a spiegare a chi lo desiderava tutte le scienze filosofiche. Per questo motivo accorrevano da lei da ogni parte tutti coloro che desideravano pensare in modo filosofico».
Ella «di natura più nobile del padre, non si accontentò del sapere che viene attraverso le scienze matematiche a cui era stata introdotta da lui ma, non senza altezza d'animo, si dedicò anche alle altre scienze filosofiche. La donna, gettandosi addosso il mantello e uscendo in mezzo alla città, spiegava pubblicamente a chiunque volesse ascoltarla Platone o Aristotele o le opere di qualsiasi altro filosofo».
La filosofia per Hypatia è l'unità delle conoscenze, «la scienza delle scienze», ma è anche il mezzo con il quale l'uomo comunica tanto con i suoi simili che col dio: non si tratta, pertanto, di una comunicazione mistica o fondata su pratiche magiche, bensì razionale e tipica dell'uomo, il quale non è infatti «un puro spirito, ma uno spirito calato nell'anima di un essere vivente».
Nel 412 Cirillo, in seguito proclamato santo, divenne patriarca di Alessandria e Hipatia si trovò al centro di un'acerrima disputa fra il potere "ecclesiastico" e quello laico, essendo lei stessa amica del prefetto romano Orestes.
Nel 415 Hypatia venne aggredita da un gruppo di assassini, di professione monaci Parabolani guidati da un certo lettore Pietro, su mandato del futuro santo, Cirillo. Fu trascinata fuori dalla sua lettiga, linciata e fatta a pezzi. Il suo corpo fu bruciato in un letamaio e tutti i suoi scritti vennero distrutti. Rimangono testimonianze del lavoro di Hypatia attraverso il carteggio con i suoi allievi, pare che esistano alcune lettere scritte dallo scienziato Synesius a Hypatia in cui chiede il suo consiglio per la costruzione di un astrolabio e di un idroscopio.
La tradizione afferma che Hypatia venne martirizzata dai cristiani l’8 marzo successivamente diventato, per una di quelle strane coincidenze di cui è ricca la storia, festa della donna.


« Per la magnifica libertà di parola e di azione che le veniva dalla sua cultura, accedeva in modo assennato anche al cospetto dei capi della città e non era motivo di vergogna per lei lo stare in mezzo agli uomini: infatti, a causa della sua straordinaria saggezza, tutti la rispettavano profondamente e provavano verso di lei un timore reverenziale »
                                                            Socrate Scolastico

Masolino da Panicale 1383 – 1440 circa  Hypatia 1428

 
scena tratta dal film Agorà di Alejandro Amenábar 2010
FONTI:
L'omicidio di Hypatia maturò in un clima torbido, poiché, riferisce lo storico della Chiesa Socrate Scolastico, «s'incontrava alquanto di frequente con Oreste, l'invidia mise in giro una calunnia su di lei presso il popolo della chiesa, e cioè che fosse lei a non permettere che Oreste si riconciliasse con il vescovo». (Socrate Scolastico, Storia Ecclesiastica VII, 15) Era il mese di marzo del 415, e correva la quaresima: un gruppo di cristiani «dall'animo surriscaldato, guidati da un lettore di nome Pietro, si misero d'accordo e si appostarono per sorprendere la donna mentre faceva ritorno a casa. Tiratala giù dal carro, la trascinarono fino alla chiesa che prendeva il nome da Cesario; qui, strappatale la veste, la uccisero usando dei cocci. Dopo che l'ebbero fatta a pezzi membro a membro, trasportati i brandelli del suo corpo nel cosiddetto Cinerone, cancellarono ogni traccia bruciandoli. Questo procurò non poco biasimo a Cirillo e alla chiesa di Alessandria. Infatti stragi, lotte e azioni simili a queste sono del tutto estranee a coloro che meditano le parole di Cristo».

Il filosofo pagano Damascio si era recato ad Alessandria intorno al 485, quando ancora «vivo e denso di affetto era il ricordo dell'antica maestra nella mente e nelle parole degli alessandrini». Divenuto poi scolarca della scuola di Atene, scrisse, cento anni dopo la morte di Hypatia, la sua biografia. In essa sostiene la diretta responsabilità di Cirillo nell'omicidio, più esplicitamente di quanto non faccia Socrate Scolastico: accadde che il vescovo, vedendo la gran quantità di persone che frequentava la casa di Hypatia, «si rose a tal punto nell'anima che tramò la sua uccisione, in modo che avvenisse il più presto possibile, un'uccisione che fu tra tutte la più empia». Anche Damascio rievoca la brutalità dell'omicidio: «una massa enorme di uomini brutali, veramente malvagi [...] uccise la filosofa [...] e mentre ancora respirava appena, le cavarono gli occhi».(Damascio, Vita Isidori, 77, 1-4)

Dopo l'uccisione di Ipazia fu aperta un'inchiesta. A Costantinopoli regnava di fatto Elia Pulcheria, sorella del minorenne Teodosio II (408-450), che era vicina alle posizioni del vescovo Cirillo d'Alessandria e come il vescovo fu dichiarata santa dalla Chiesa. (Cfr. Pulcheria St. in The New Catholic Encyclopedia 2nd Ed. vol.11. NY. Gale, 2006, p. 815) Il caso fu archiviato, sostiene Damascio, a seguito dell'avvenuta corruzione di funzionari imperiali. Anche secondo Socrate Scolastico, la corte imperiale fu corresponsabile della morte di Hypatia, non essendo intervenuta, malgrado le sollecitazioni del prefetto Oreste, a porre fine ai disordini precedenti l'omicidio. Tesi condivisa da Giovanni Malalas, secondo il quale l'imperatore Teodosio «amava Cirillo, il vescovo di Alessandria. In questo periodo gli alessandrini, col permesso del vescovo (Cirillo) di fare da sé, bruciarono Hypatia, filosofa insigne da tutti considerata grande». (Giovanni Malalas, Cronografia 14)