sonno di Endimione 1798
Una cosa bella è una gioia per sempre:
Si accresce il suo fascino e mai nel nulla
Si perderà; sempre per noi sarà
Rifugio quieto e sonno pieno di sogni
Dolci, e tranquillo respiro e salvezza.
Un serto pertanto oggi girono intrecciamo
Fiorito, per legarci alla terra,
Malgarbo la pena dei giorni tristi
E dell’inumana scarsezza si nobili nature,
Malgrado i sentieri rischiosi e oscuri
Che nella ricerca dobbiamo percorrere
Si, nonostante tutto, il velo dai nostri sprinti
Tristi qualche forma si bellezza rimuove
E sono il sole e la luna su vecchi alberi
E i giovani che ricche ombre alle greggi
Umili donano; sono i narcisi e il verde
Mondo in cui vivono; i chiari ruscelli
Che un fresco tappeto s’inventano
Nella calda stagione; i cespugli macchiati
Di fiori di rosa nel mezzo del bosco
E tale è anche la grandezza del destino
Che per i morti potenti immaginiamo;
Tutti i racconti belli che abbiamo letto o udito:
Una fonte sempre viva d’acqua immortale
....
Miele dall'arnia nocchiuta ti porterò,
e mele, scure di dolcezza, raccoglierò per te,
crescione che nasce dove nessuno lo vede,
e acetosella intatta dal rorido zoccolo del cervo:
siringhe foggerò di canna d'acoro,
ché tu sempre sappia dov'io cammino,
quando ti piacerà nella nostra casa tranquilla
ascoltare e pensare cose d'amore. Ch'io continui a parlare;
ch'io continui a tuffarmi nella gioia che cerco.
John Keats, Endimione
Endimione era un re di Elide, presentato solitamente come un bellissimo pastore o cacciatore. Sua caratteristica era quella di poter godere di un sonno eterno, sulla cui origine le versioni del mito differiscono notevolmente: talora viene presentato come un dono di Zeus, che gli aveva permesso di poter disporre personalmente della propria morte (Apollodoro 1.7.5) consentendogli così di sostituirla con un sonno ininterrotto; talvolta invece il sonno è considerato una punizione, dovuta al fatto che Endimione, elevato da Zeus al cielo, aveva osato desiderare l'amore di Era; in altri casi si dice che Ipnos, il dio alato del sonno, innamoratosi di lui, gli avesse concesso il dono di poter dormire ad occhi aperti.
Il racconto più celebre è però quello secondo il quale Endimione era amato da Selene, la Luna, la quale spariva dietro la cresta del monte Latmo, in Asia Minore, per andare a trovarlo mentre dormiva in una grotta (Apollonio Rodio 4.57). Dall'amore di Endimione e della Luna sarebbero nate cinquanta figlie (Pausania 5.1.4). Il sonno sarebbe stato provocato dalla stessa dea (Cicerone, Tusculanae Disputationes 1.92), per potersi accostare indisturbata al giovane.
Il racconto più celebre è però quello secondo il quale Endimione era amato da Selene, la Luna, la quale spariva dietro la cresta del monte Latmo, in Asia Minore, per andare a trovarlo mentre dormiva in una grotta (Apollonio Rodio 4.57). Dall'amore di Endimione e della Luna sarebbero nate cinquanta figlie (Pausania 5.1.4). Il sonno sarebbe stato provocato dalla stessa dea (Cicerone, Tusculanae Disputationes 1.92), per potersi accostare indisturbata al giovane.