Dante Gabriel Rossetti 1828-1882

        
                             Beata Beatrix 1864-70                                                Beata Beatrix 1877-82


"Un importante, bellissimo dipinto di una figura femminile che è il capolavoro dell'opera geniale, il ritratto della moglie del Rossetti sul punto di morire".
Vittorio Sgarbi

     Nella versione 1864-70 Beatrice-Elizabeth è seduta in un atteggiamento di estasi con la bocca socchiusa che lascia intravedere il candore dei denti avendo sullo sfondo Firenze deserta nella quale, in una luce tenue e dorata, si stagliano il Ponte Vecchio ed il Duomo.
     In secondo piano sulla sinistra vi è  una figura aureolata, Amore "nelle cui mani - scrisse Rossetti - la vita che sta sfuggendo trema come una fiamma" - e sulla destra vi è Dante che guarda, a sua volta, verso Amore, mentre la meridiana la cui ombra cade sul nove, "numero che Dante - scrisse ancora Rossetti - collega misticamente in vari modi a lei e alla sua morte" simboleggia il trascorrere del tempo.
     La colomba è di colore rosso, con duplice ambigua allusione sia allo Spirito Santo (ha il capo cinto da un'aureola) che all'Amore.
     Essa reca nel becco un fiore di papavero - fiore della passione ma anche fiore da cui deriva il veleno che dà la morte - che deposita dolcemente nelle mani di Beatrice-Elizabeth a ricordarci che Elizabeth Siddal morì in seguito all'ingestione di una forte dose di laudano.
     Nella versione 1877-82 i colori sono diventati tenui, lattescenti e sembrano quasi estranei al mondo materiale, Amore non è più riconoscibile nella figura a sinistra, peraltro non più fornita di aureola, accanto alla quale compare adesso una croce quasi a sottolineare il passaggio, in questa seconda versione, da una visione estetica non scevra di elementi paganeggianti ad una spiritualità cristiana. Questa impressione è ulteriormente avvalorata dal fatto che la colomba, pur non avendo più l'aureola, è diventata bianca - mentre il papavero è qui di colore rosso - quasi che il fuoco rosso dell'Amore abbia ceduto il passo alla candida purezza dello Spirito.

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Venite a 'ntender li sospiri miei,
oi cor gentili, chè pietà 'l disia:
li quai disconsolati vanno via,
e s'e' non fosser, di dolor morrei;
però che gli occhi mi sarebber rei,
molte fiate più ch'io non vorria,
lasso! di pianger sì la donna mia,
che sfogasser lo cor, piangendo lei.
Voi udirete lor chiamar sovente
la mia donna gentil, che si n'è gita
al secol degno de la sua vertute;
e dispregiar talora questa vita
in persona de l'anima dolente
abbandonata de la sua salute.
 
Dante Alighieri - Vita Nova XXXIII